Passa ai contenuti principali

Basta Cina e Romania, il Made in Italy sta ritornando a casa


Dal 2009 a oggi rientrate un'ottantina di linee produttive puntando sull'automazione e risparmiando sui trasporti.

Piquadro, 60 milioni di euro di fatturato negli accessori e nella pelletteria, oggi realizza l'80% della sua produzione in Cina e il 20% in Italia. Recentemente, tuttavia, ha deciso di riportare in Italia i prodotti della gamma più alta. "Li abbiamo affidati, come sempre - spiega l'amministratore delegato, Marco Palmieri - a terzisti, ma stiamo pensando di aprire, in collaborazione con loro, una vera e propria fabbrica nostra, qui nella nostra zona tradizionale, l'Appennino tosco-emiliano". Il motivo si può riassumere nella qualità della produzione artigianale più sofisticata che, in Italia, raggiunge la massima espressione e che è impensabile trovare in Cina. É la stessa molla che, l'anno scorso, ha convinto un'altra azienda di accessori, la Nannini di Pontassieve a riaffidare a fornitori italiani tutta la propria linea in pelle. La qualità, però, non è l'unico elemento su cui insiste Palmieri. "Noi - dice - vogliamo avvicinarci alle esigenze del cliente. Oggi, uno, sul nostro sito, si può costruire un prodotto tutto per sé, secondo il proprio particolarissimo gusto. E sempre più queste vendite tailor-made online si faranno in futuro. Ora, noi abbiamo sempre usato, per i nostri prodotti, pellami italiani. Cosa facciamo? Prendiamo il pellame, lo spediamo in Cina e poi, quando la borsa è pronta, la reimportiamo in Italia? Magari il cliente si stufa". Quelli della McKinsey ne parlano come di corsa all'"in-time delivery" ed è un altro dei motivi centrali del rimpatrio di molte aziende.

Commenti

Contattami

Nome

Email *

Messaggio *

I più seguiti