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Perchè è controproducente comunicare in inglese, in Italia

L’inglese è la lingua internazionale, lo sappiamo, ma l’utilizzo smodato degli anglicisimi sta trasformando la comunicazione in un processo a senso unico.

Almeno il 50% della popolazione Italiana non conosce l’inglese ed il restante 50% non conosce l’inglese così bene da poterlo sostituire in toto alla propria lingua madre.

Si crea così un corto circuito dove chi comunica lo fa per se stesso più che per gli altri, chi riceve il messaggio non lo memorizza (non capendolo) e chi comunica non riceve risposta, nulla di più insensato.

Leggo alcuni titoli di giornali Italiani, letti principalmente da Italiani: cashback, cold case, dataroom, spread, ticket, fighter, misunderstanding, under level, frontman ... quali sensazioni, ricordi, associazioni lasciano tali termini nel lettore comune? Nulla, o pochissimo,

La memorizzazione, si basa sull’associazione, se tali termini precludono l’associazione, il messaggio o l’articolo, non verranno ricordati.

Si tratta quindi di una questione tecnica prima che culturale.

Comunicare in inglese fuori dai Paesi di lingua inglese è controproducente per chi, attraverso la comunicazione intende dialogare e per chi, ricevendo la comunicazione è impossibilitato a farlo. 

Considerazioni ovvie? Si in senso assoluto, ma non quando ci si riferisce alle attività che colloquiano, vendono e comprano esclusivamente da aziende Italiane.

Quando la lingua si corrompe, la gente perde fiducia in quello che sente” parola del poeta Inglese Auden.

 

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